martedì, dicembre 04, 2007

da Piggly al Dog



Verso le 8 di mattina su Italia1 da qualche tempo mi diletto nel periodo di dormiveglia con questa serie animata in 3d con protagonista il maialino Piggly Winks e i suoi amici.
Una realizzazione tecnica lontana dai capolavori cinematografici ma che si lascia ampiamente guardare, ma non è tanto di questo che voglio parlare.
L’atmosfera è quella classica degli animali antropomorfizzati che si comportano e vivono come esseri umani, nelle case e vestendosi, e come sempre ci sono animali che mantengono il loro ruolo di animali come le pecore.
La struttura degli episodi è molto semplice e ripetitiva, ogni episodio inizia nei nostri giorni con nonno Piggly Winks che con una scusa sempre diversa racconta ai nipoti una delle sue avventure del passato, quando era un bambino come loro con i suoi amici: un vitellino e un anatra. Tra l’altro Piggly winks sia bimbo che nonno indossa sempre lo stesso maglione marroncino, sicuramente per essere reso subito riconoscibile dai bambini. Mentre imbattibile è il look del vitellino, una splendida giacchetta blu

Ma il vero fascino di questa serie non è tanto nelle storie in sé, ma nel come vengono raccontate, facendo leva sulla nostalgia dei più adulti, ricordando i giochi liberi di una volta, quando la padrona di tutti i giochi dei bambini era la fantasia.
Oggi vanno di moda le mail con cosa si faceva un tempo da bambini e su come sembri incredibile al giorno d’oggi, basti solo pensare al cellulare, una volta non si capisce come si era sempre organizzati e ci si riusciva a trovarsi senza dover fare una chiamata.
Come una volta bastava avere un cucchiaio di legno che questo si trasformava nella spada di un cavaliere e si era liberi di correre e immaginare che un semplice muro fosse di volta in volta un ostacolo diverso, come si sente raccontare nei ricordi dei genitori quando parlavano dei giochi della loro infanzia. Bastava uno spazio aperto per vivere per quel giorno la più grande delle avventure.
E sicuramente sarà questo il messaggio che gli autori vogliono dare ai bambini di oggi, raffigurati dai due giovani nipoti del protagonista, attraverso i racconti di Piggly Wings, che basta la fantasia per creare le più incredibili avventure, non servono i giochi prefabbricati chissà che tecnologie.

Un tema che tra l’altro è alla base dell’ultimo Dylan Dog “la stanza 63” (Dylan Dog 255, Sergio Bonelli Editore, € 2,50 sceneggiatura di Di Gregorio, disegni di Ugolino Cossu.
Una storia di Dylan che per atmosfera e struttura ricorda i lavori di Scalvi più surreali, un filone raramente sfruttato spesso lasciato in secondo piano per un più semplice horror. La vicenda si svolge in un capannone sede di set cinematografici, formato dalle più diverse stanze comunicanti nelle quali però si può solo avanzare. Una storia in cui Dylan è un co-protagonista assieme a Bloch Groucho, la bella di turno, il serial killer di turno e la Morte. I sei personaggi si aggirano tra queste stanze apparendo, incontrandosi e perdendosi, vedendosi e non vedendosi senza un motivo apparente. Motivo che viene spiegato nelle ultime pagine, e questa spiegazione è la nota dolente dell’albo, una spiegazione fin troppo dettagliata, che nella sua precisione togli il pathos che si era venuto a creare: i protagonisti in realtà sono dei ragazzi che giocano al gioco dell’oca di Dylan e ogni vicenda è prodotta dalla loro fantasia, i personaggi sono solo pedine sulla scacchiera. Nuovamente la fantasia capace di trasforma un semplice gioco dell’oca in una atmosfera da incubo contro la semplicità della pratica ludica donata da un più moderno videogioco.
Piccola nota a margine: col senno di poi sarebbe stato carino che ogni stanza ricordasse in maniera precisa le ambientazioni una vecchia storia di Dylan, quasi a renderlo un antologico.

Di Gregorio è autore anche della quarta storia del Dylan Dog Color horror Fest, la storia che a mio parere ha voluto sfruttare meglio le proprietà a colori dell’albo, anche in quel caso però una spiegazione ad appesantire una vicenda forse troppo complessa per la quantità di pagine a disposizione.
Ma sono sicuro che smussando gli angoli sugli spiegoni porterà nuova verve all’Indagatore dell’incubo, regalandoci future belle storie.
e parlando di Di gregorio non si può non accennare al suo "Brancaccio - Storie di mafia quotidiana" (Beccogiallo,€ 13.00) vincitore di svariati premi fumettistici. uno spaccato di vita nel quartiere Brancaccio tanto drammatico quanto purtroppo reale.

1 commento:

priida ha detto...

.. ogni mattina riesco a sognare e ricordare guardando questo splendido "cartone"..lontanissimo dalla mio mondo adesso ma tanto vicino alla mia infanzia.
Un cartone da non perdere, e spero che i bimbi d'oggi riescano ad apprezzare e non siano affascinati solo da cartoni surreali che non insegnano niente.