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lunedì, aprile 14, 2008

VOTATE(mi)



ieri uscito dalla palestra non sapevo se andare al cesso o alle urne, tanto la sensazione era la stessa...
e per rimanere in tema di voto, è online la
writers death race, antologia online di brevi racconti sul tema la velocità.
Lanciata da Roberto Recchioni, nell'antologia si passa da scrittori di professione (alcuni anche tra i miei preferiti) ad esoridenti o incoscienti amatori.
Tra i presenti cè anche il sottoscritto... quindi se vi da lieggere il mio racconto e votarlo, siete i benvenuti

martedì, gennaio 15, 2008

L'ultima ripresa

Il suono del gong. L’arbitro che ci allontana. Il sapore del sangue in bocca
L’ultimo attimo di respiro.

Sono stato un folle. Prima dell’incontro pensavo anche di poter vincere, far vedere al mondo chi ero, ma sono bastate poche riprese per capire che non potevo cercare altro che un onorevole sconfitta. Lui è il campione. È veloce, potente, troppo esperto per me.
Posso... devo farcela, resistere ancora tre eterni minuti.
Per i bookmakers non sarei dovuto nemmeno essere ancora qua, seduto al mio angolo, ma già nello spogliatoio a curarmi le ferite. Solo qualche folle o qualche disperato avrebbe potuto puntare su di me. Folli o disperati, in fondo la stessa cosa.

Vedo l’allenatore che mi parla. Il manager aprire bocca. La gente a bordo ring commentare.
Ma sento solo silenzio. E il sapore amaro del mio sangue a riempirmi la bocca, del mio sangue. Un sapore forte, che conosco fin troppo bene, che zittisce le grida in sussurri, so già cosa mi stanno dicendo.
Ultimi tre minuti. Sono io da solo ora. Devo stare attento a non scoprirmi, anticiparlo e rimanere chiuso, tre lunghi minuti, devo muovermi per primo, destra sinistra, veloce, jab diretto, non lasciargli spazi, coprirmi, essere imprevedibile. Non fare quello che vuole io faccia, è esperto, si aprirà per mandarmi in tentazione di colpirlo per entrare e prendermi in controtempo. Devo resistere alle sue trappole. Mirare dove è in guardia, distrarlo, prendere tempo senza lasciargli facili bersagli. Oggi non vincerà prima della fine del match.

So di aver guadagnato il rispetto di quelli che ci stanno guardando. Sempre meno disperati punteranno su di me nella speranza del grande colpo. Ora mi conoscono, sanno chi sono e di cosa potrò essere capace.

Suona il gong, Incrociamo i guantoni per l’ultima ripresa

venerdì, dicembre 07, 2007

Come ogni sera

Come ogni sera guidava verso casa.
Una casa vuota dove nessuno lo stava aspettando. Non che fosse sempre stato così, per qualche tempo quella casa era stato un luogo felice, un caldo rifugio nel quale tornare la sera, dove era atteso da un dolce abbraccio.
Ma anche quel periodo finì, di quel caldo rifugio rimangono ora solo le fredde pareti ad attenderlo.
Ogni sera la stessa strada. La strada dove si vende amore e compagnia, quasi come un crudele scherzo del destino.
Ogni sera sempre le stesse donne incrociavano velocemente il suo sguardo attraverso il parabrezza dell’auto. Non si era mai fermato, forse per orgoglio, forse per vergogna, ma ormai si illudeva di conoscerle, sapeva chi e dove trovarle, la bionda, la mora. E ogni tanto qualcuna mancava, ma lui non se ne preoccupava, l’avrebbe rivista il giorno dopo.
Quella sera sembrava come le altre, quando improvvisa vicino a quel distributore di benzina la vide.
Un corpo da donna, un viso da bambina, sembrava poter avere l’età della figlia mai avuta.
Quella notte non riuscì a pensare ad altro che a quel viso innocente.
Il giorno dopo la rivide, e il giorno dopo ancora. Ogni sera rallentava sempre di più passandole davanti, fin quasi a fermarsi, ma senza farlo mai. Senza mai lasciare che gli occhi di lei potessero guardare nei suoi.
Finalmente si decise, quella sera si sarebbe fermato, ma lei non c’era.
E il giorno seguente ancora, non la vide. E così per giorni a seguire.
Chiese informazioni alla bionda e alla mora che dividevano con lei la stazione di servizio. Loro non la ricordavano, non sapevano chi fosse e dove era andata, ma lui non era un cliente, non avevano tempo da perdere.
Tornò a casa e come tutte le sere da quando lei scomparve, mangiò in cucina stretto su uno sgabello per non rovinare la tavola apparecchiata per due.

giovedì, dicembre 06, 2007

Monologo del micio ciccione

senti senti, stanno per darci i bocconcini, la carta del sacchetto che si stropiccia. Guarda gli altri gatti come si affannano alla ricerca del primo bocconcino caduto fuori dal sacchetto, veloci e famelici.
Ma perché correre? Non è che il primo sia più buono, e poi vanno così di corsa che non finiscono nemmeno i bocconcini e tocca a me pulire la ciotola. Che poi non si mettano a pensare che non ci piacciono più e diminuiscano la razione. Meglio gustarseli con calma quelli che rimangono nella ciotola, ripulendola senza fretta, raccogliendo attentamente le briciole leccandosi i baffi. E dopo questo succulento pasto cosa c’è di meglio che sdraiarsi al sole, in panciolle…
Lasciamo che siano gli altri a scatenarsi in girotondi fantasiosi tra fiori e fili d’erba, salti incredibili e atterraggi vertiginosi. Finché il sole è alto nel cielo perché muovermi, che, se va bene, magari ci scappa anche qualche coccola o piacevole grattatine, speriamo solo di non essere raccolto in braccio che poi mi gira la testa e non si riesce mai a trovare una posizione comoda lassù in aria.
E gli altri che si affannano a correre e a farsi vedere strusciandosi contro le gambe quando fa più comodo loro. No, non fa per me, meglio la pancia adagiata su comode mattonelle riscaldate dal sole che un fisico atletico e scattante. E se poi voglio mi basta girarmi a pancia all’aria che arriva un tocco dolce o qualcosa da mangiare.
E che fatica andare a caccia, dover cercar da mangiare per soddisfare una fame che è venuta proprio andando a caccia, quanta fatica sprecata e poi, tanto vale aspettare, che qualcosa di buono, tra pranzo e cena, ci viene sempre dato.
Ecco era l’ultimo bocconcino, ora non mi resta che spostarmi al sole…
due passi, che mi riposo un pò... eccomi al calduccio del sole


MIAO

lunedì, novembre 12, 2007

il sole e la stella


e il sole stanco andò a riposarsi dietro un monte, e per non farsi dimenticare lasciò dietro di sè una coda di luce, a rischiarare la sera per l'uomo.
ma una stella si fece coraggio e apparve da sola nel cielo non ancora scuro, quasi come a sfidare l'astro più luminoso.
l'uomo si fermò e il suo sguardo venne rapito da quella stella lontana, ma anche se così debole alla sua vista , ma capì che voleva e poteva essere come lei.