inizio d'anno dedicato a vedere alcuni film che erano rimasti in colpevole arretrato! e poi chi se ne frega che nell'era di internet è già vecchio parlare di film usciti un mese fa, io parlo di film di qualche anno fa...
Primo film è "Descent - Discesa nelle tenebre", considerato da molti come uno dei migliori horror degli ultimi anni Se qualcuno non lo sa, il film racconta di sei amiche amanti dell'avventura che decidono di fare un'escursione in grotta e da lì un continuo di eventi fino all'orrore finale! visto e devo dire che sinceramente non mi ha fatto così impressione, anzi abbastanza annoiato, al che mi sono detto, com'è che gente che ne sa afferma che questo è un grande film, uno degli horror più belli degli ultimi anni? Ci ho pensato un pò e la risposta è stata abbastanza veloce e intuitiva. manca un minimo di realismo: da subito l'ingresso in grotta, non vengono fatto altro che cazzate: comportamenti e e attrezzature da grotta peccano di assoluta ignoranza sull'argomento speleologico, comportamenti che oltre che mettere a repentaglio la vita stessa delle protagoniste ad un osservatore conscio fanno cadere comportamenti talmente poco reali fanno cadere subito il patto di complicità, come se in un film il protagonista sarebbe uno scrittore che per scrivere usasse una una Xbox... e magari la seconda parte, potrebbe anche essere paurosa, ma ormai mi era chiaro che fosse fin troppo finzione tutta la vicenda!
L'altro film invece Shaun of the dead- l'alba dei morti dementi si piazza direttamente al secondo posto della classifica dei miglior film con il peggior adattamento del titolo (al primo posto l'inarrivabile "se mi lasci ti cancello"). Il film inglese si rivela essere una piacevolissima e divertentissima commedia romantica con contorno di zombi, da sorriso e risate continue con una delle scene di musica diegetica più divertente in assoluto che mi ricordi. Una vera piccola perla che, grazie alla solita lungimiranza, in italia non è stata nemmeno distribuita nelle sale,e con il titolo che hanno pensato di affidargli volevo anche ben vedere.Dello stesso regista e cast assolutamente imperdibile è anche Hot Fuzz!!
Il mio (ri)nato amore per la montagna e la mai sopita passione per i fumetti non potevano non farmi incontrare “Gaku” (Gaku, minna no yama – Planeta de Agostini) di Shinichi Ishizuka. Il protagonista di questo Manga è Shimazaki Sanpo, giovane alpinista che dopo aver scalato le vette di tutto il modo è tornato in Giappone come volontario del soccorso alpino. E così i volumi si dipanano lungo brevi storie auto-conclusive incentrate proprio sul rapporto tra l'uomo e la montagna, nello specifico i salvataggi ad opera di Sanpo. Storie comunque sempre fondate su un forte realismo, storie che possono essere vere, date dall'esperienza dell'autore come alpinista. Tutto del vivere la montagna: la passione e la sfida alla natura, i drammi e la gioia, storie che commuovono per la loro intensità. E poi c'è lui, Sanpo, il protagonista di queste storie, un personaggio così vitale che impossibile non amare, amante rispettoso della montagna, che ha conosciuto le gioie e soprattutto i dolori che questa può portare. Come dicevo i volumi si sviluppano attraverso storie brevi auto-conclusive, o al massimo di un paio di episodi, ed è Sanpo con la sua gioia di vivere e il suo amore per la montagna il collante di questi episodi che uno dopo l'altro rivelano qualcosa di più di lui, da flashback del suo passato allo svilupparsi dei rapporti con gli altri personaggi di contorno. Riguardo all'autore, come detto anche lui esperto alpinista, capace di descrivere con vera passione l'ambiente montano, commuovere per il dolore o far gioire di gioia per le sue storie, grazie al suo tratto realistico, come se le anatomie di Naoki Urusawa vivessero sui paesaggi maestosi e silenziosi di Jiro Taniguchi. E sono proprio i paesaggi che riportano la maestosità degli ambienti montani, dove l'uomo è così piccolo e impotente il punto di forza del disegno. Alla fine un manga che tratta un argomento un pò particolare, in modo realistico e sincero, premiato in patria, con un protagonista tra i più bei personaggi apparsi recentemente.
La giovane Alienor D'Aquitania, futura madre di Riccardo Cuor di Leone e del Principe Giovanni, si ritrova a dover governare il regno del padre, vista la partenza di questo per le crociate, la fuga della madre con un giovane trovatore e la grave malattia dello zio. Ma Alienor (comma 22, € 12,00) non è sola, ad aiutarla in un variegato gruppo sono un saggio orientale, un giovane trovatore e una piccola morte, Etamina. L'eterogeneo gruppo dovrà prima difendere il castello dagli assalti del bellicoso vicino tra duelli e tradimenti, per andare poi alla ricerca del padre per riportarlo a casa e a governare. I testi di Frédèric Brremaud, i disegni di Donald Soffritti e i colori di Un medioevo scanzonato e divertente, segnato da un umorismo a volte fine a volte al limite del demenziale e parodistico. Un fumetto fresco e piacevole, che lascia ben più di un semplice sorriso, e a sperare div eder presto svolazzare in giro la piccola Etamina.
Un'altra piacevole lettura è GA-REI di Hajime Segawa (Panini – Planet manga, 4,30€) del quale sono usciti i primi due numeri. Kensuke giovane ragazzo in grado div edere gli spiriti dei morti, non sa nè che farsene ne come controllare il suo potere, finchè non incontra Kagura, ragazza che combatte gli spiriti malvagi con l'aiuto di una belva spirituale sigillata nel suo corpo.Per Kensuke sarà uno stravolgimento nella vita, fino ad affrontare pericoli sempre maggiori rischiando la vita stessa. Un manga per chi sente la mancanza di “Ushio e Tora” che mescola senza difficoltà momenti di tensione e combattimenti splatter ad altri più rilassati quasi umoristici o paragonabili alle dolce commedie adolescenziali.
Appena uscito in edicola il settimo numero di Dix "la guerra" (Sergio Bonelli editore, € 2,70) di Ambrosini e Bacilieri. Se Ambrosini scrive un buon thriller surreale e onirico costruito sui dipinti di Henry Rousseau, arricchendolo della complessità dei rapporti sentimentali. Ma un attenzione maggiore va sicuramente rivolta alle tavole di Bacillieri, che oltre ad arricchire le tavole con il suo particolare stile di disegno, mette la sua fantasia grafica e creativa al servizio della rigida gabbia bonelliana, rompendola ed espandendola a suo piacimento creando forme sempre nuove.
A volte si attende tanto un fumetto che una volta preso rimane a lungo sulla pila delle cose da leggere, vuoi perché si vuole dedicargli il tempo e attenzione che si meritano, vuoi perché si teme che le aspettative siano troppo alte. E così è stato con il primo volume di “PLUTO” (Panini – Planet Manga, 7.50 €) ultimo manga di Naoki Urasawa, l'autore degli splendidi “Monster” e “20th Century Boys”. Autentico capolavoro del fumetto il secondo, il cui unico difetto è un 'eccessiva lunghezza, problema che Pluto sembra risolvere chiudendosi in soli 8 volumi. E il primo non tradisce le attese. L'autore ambienta questo sua nuova opera nel mondo di Tetsuwan Atom (Astroboy) creato dal “Dio dei Manga” Osamu Tezuka. Un personaggio secondario dello storico manga, il robot Gesicht, ispettore della polizia viene chiamato ad indagare sulla morte di Mont Blanc uno dei più potenti e amati robot della terra. Ma presto l'indagine si complica per la morte di un umano con le stesse modalità di quelle del celebre robot. Così la trama in breve, in un mondo che come detto inizia dalle visioni e dalle opere del grande Tezuka (con un piacevole e sorprendente cameo) per unirsi all'universo creato da Asimov, passando per un abisso di oscurità che richiama "Il silenzio degli innocenti". Ma come nei suoi precedenti (capo)lavori è nel tratto elegante e nel caratterizzare così bene e con così apparente facilità i vari personaggi e il mondo che li circonda ad essere il punto di forza di Urosawa. Un'acquisto obbligato a chi ama il fumetto, non fosse altro per i tre episodi che vedono protagonista il robot North-2. Tre episodi che come 3 movimenti concludono una sinfonia in crescendo di emozioni.
zombie, pornostar, esplosioni, teste che saltano, aerei in fiamme, massacri, eiaculazioni, fucili a pompa, faide familiari, “supermachi” in canotta e occhiali da sole, anni '70, ... spero di non dover aggiungere altro per consigliare un fumetto così... di cosa sto parlando? ma di Crawl Space: XXXOMBIES ( Planeta de Agostini - Image, 7,95€)di testi di Rick Remender, disegni di Kieron Dwyer e colori e copertine di Tony Moore.... no dico, serve veramente altro per non voler leggere questo fumetto? la trama in breve, un aereo proveniente da Haiti precipita su Los Angeles, dando il là ad un epidemia di zombie, segregata in una villetta una troupe sta finendo di girare un film porno, fino alla scoperta dell'invasione a diventerà una lotta per sopravvivere, non solo dagli Zombie ma anche da vari conti lasciati in sospeso. Giusto per dargli una lettura sociale, molti uomini, anche nelle situazioni più disperate per l'umanità, continuano a dare più importanza ai loro interessi che al bene comune. Sceneggiato senza cadute ritmo in un un minestrone ben riuscito di tutti i clichè e trasgressioni che ci arrivano direttamente dagli anni 70 e i disegni svolgono il loro lavoro di facile lettura e di un giusto gusto vintage. insomma, per passare una lettura divertente sopra le righe senza dover pensare troppo, lasciando più il piacere della lettura alle parti basse del corpo che alla testa.
eccomi dopo una lunga assenza dal blog dovuta a vari motivi, più che altro poca voglia di mettermi qua...
il titolo dell'intervento viene da un film interessante visto in questo settimane, “The hole” thriller inglese del 2001 diretto da Nick Hamm. La trama è molto semplice, quattro studenti di una ricca scuola privata inglese, scompaiono nel nulla, nascosti in un vecchio bunker. il film si svolge durante le indagini tra flashback e ricordi dell'unica sopravvissuta. Un film piacevole, una buona tensione, anche se ho trovato un po' debole il fatto l'unica sopravvissuta venga creduta tout court, nonostante nella prima testimonianza affermi che sono usciti tutti e quattro sani e salvi, al contrario è lei l'unica sopravvissuta. Un film che nonostante tutto si lascia vedere per tre motivi, la tensione che in ogni caso riesce a creare, un finale cinico e spiazzante e soprattutto per vedersi Thora Birch, la figlia di Kevin Spacey in “American Beauty”. Lei merita, non sarà bellissima, ma capace di reggere il film da sola, con sguardi carichi di tante emozioni diverse.
e giusto, visto che non centra niente, le matite una vignetta del sempre mitico Alex Agni su miei testi.
pensavo di essere riuscito a smettere, invece ci sono ricaduto. Sto parlando di andare a veder ei film trati da fumetti, l'ultimo credo sia stato "Fantastic Four: the rise of Silver Surfer", però stavolta toccava a Watchmen. mi è piaciuto? si, no, però. due recensioni tra le tante online, positiva e negativa..la mia diciamo sta nel mezzo Sì perché non credevo possibile condensare buona parte di Watchmen in un film, quella che sembrava dover essere la più grande difficoltà invece è stata superata. Certo ci son dei tagli necessari ma non così drammatici ai fini della storia. Non è un brutto film, sarebbe potuta andare peggio, non posso dire che mi aspettavo di meglio, sarebbe come entrare in un cortocircuito mentale che vado al cinema per vedere film mediocri, ma in effetti Watchmen era effettivamente troppo per essere filmato. ma se il cosa possiamo dire promosso con riserve è il come il tasto veramente dolente. Snyder si affida troppo al semplice ricalco delle vignette, riproducendo pedissequamente inquadrature dopo inquadratura e cosa ancor più grave stacchi tra le vignette, ma sacrificare le capacità del cinema per una sterile riproduzione, senza sfruttare la diversità di medium, così il capitolo sul tempo capolavoro fumettistico diventa al cinema semplicemente noioso. e poi quel mostrare ed eccedere nel farlo in modo pornografico la violenza e il sangue appena possibile, togliendo così significato quando questa era veramente necessaria, o il rapporto tra Spettro di Seta e Gufo notturno, che nell'originale si sviluppa in un crescendo di situazioni, mentre nel film si risolve il tutto con una trombata pacchiana e kitsch. Alla fine quando la visione non è stata una mera riproduzione delle tavole le modifiche spesso hanno provato a strizzare l'occhio ad un pubblico più giovane, alcune idee da salvare...su tutte il discorso finale di Rorsach al Dottor Manhattan che torna come il comico sulle responsabilità e il potere a disposizione e il lavori di ricostruzione con il marchio Veidt onnipresente.
alla fine un piacevole film d'intrattenimento che cerca di far pensare senza riuscire ad averne la forza adatta, lungo e pesante ma non troppo. Non un brutto film, ma forse vista la fonte si poteva sperare in qualcosa in più, vito che i difetti vengono proprio dal aver rischiato poco e sfruttato poco le possibilità offerte dal grande schermo
... ma le impressioni di una visita. "Magritte e la natura" Milano palazzo reale, fino al 29 marzo, mostra che ripercorre l'opera del pittore belga in 100 opere tra dipinti, collage, foto e schizzi come filo conduttore la rappresentazione della natura. Curioso andare a vedere una mostra di un pittore che non riconosceva la superiorità dell'originale rispetto alle riproduzioni, che erano sufficienti queste per edere l'opera situazione che trovo adatta ad uno dei padri del surrealismo, visto anche il suo stile più di contenuti che di forma. i quadri di Magritte sono caratterizzati da una pittura e colorazione accademica, a vederli dal vivo non si ha l'impressione di potenza e vitalità che si sentono, per rimanere nel genere in un Dalì, ma sono le idee a guidare l'esperienza dei quadri di Magritte, oggetti e soggetti apparentemente inconciliabili che si uniscono, situazioni opposte che convivono. Lo stesso pittore spesso preferiva fermarsi allo schizzo che mostrava l'idea senza approfondire la pittura in sé, ma è anche questo stile così classico da dare ancora più potenza alle sue idee.
La mostra si rivela una piacevole ma purtroppo breve panoramica su un aspetto dei concetti e del pensiero di Magritte, per quanto sia difficile separare i vari temi, soprattutto sulla natura, che sembra veramente una costante dell'opera del pittore belga.
Film ad animazione che racconta la ricerca del regista Ari Folman dei suoi ricordi rimossi della sua esperienza da soldato israeliano nella guerra del libano del '82. Salito alla ribalta oltre che per la qualità e i premi vinti anche per l'uscita quasi in concomitanza, attualizzandolo, con l'operazione israeliana piombo fuso a Gaza, ma come ha affermato il regista in un intervista, con molta probabilità sarebbe stato attuale in qualunque momento vista la testa dei governanti della zona. Un film che non è, e credo non voglia nemmeno essere, una ricostruzione analitica e documentaristica di quei giorni culminati con le stragi di Sabra e Chatila, ma il cammino nella ricostruzione nei ricordi di giovani ventenni che si sono trovati loro malgrado circondati dalla guerra. un cammino che si rivela esperienza psichedelica e coinvolgente, nella quale i ricordi dei protagonisti sono un continuo mescolare di esperienze vissute, sogni e immaginario collettivo, come il ricordo dell'attesa sulla spiaggia con il richiamo ad "Apocalypse Now" al surf sotto le bombe. Reso il tutto grazie ad un animazione particolare, scarna a prima vista, dettagliata negli sfondi come a infondere loro sostanza e realtà al contrario grezza e volutamente macchinosa per le persone, come se in tutto ci fosse il dubbio del ricordo o del sogno. Sempre accompagnato da una colonna sonora azzeccata e mai invadente, al servizio delle scene e delle parole, fino al silenzio di fondo che lascia spazio alle parole nell'avvicinarsi ai giorni del massacro nei campi reduci, e il giusto silenzio per le ultime immagini d'epoca. Un film toccante che lascia con l'amaro in bocca e nel cuore, raccontato da una parte sola che non giustifica se non coi sensi di colpa, di giovani ragazzi manipolati da ordini più grandi di loro, che mostra l'orrore e l'idiozia della guerra, da qualunque parte si guardi.
anno particolare il 2008, anno nel quale ho tagliato molti acquisti ma a questo taglio non è coinciso un taglio di spese... ed ora una lista di alcune letture meritevoli, sicuramente alcune elle miglior letture dell'anno appena trascorso, curiosamente tutte post lucca, forse che anche il periodo influisca sulle "classifiche"... e curiosamente anche lavori realizzati da un solo autore sia per i testi che per di i disegni...
RUGHE già ne ho parlato qua ma è il volume di Paco Roca va sempre ricordato e consigliato. un gioiello che affronta con delicatezza e finta leggerezza un tema pesante con il declino della persone nella terza età nelle case di riposo con magggior attenzione alle vittime del morbo di Alzheimer. (Tunuè, 12,50 € )
LaMiaVitaDisegnataMale nuovo lavoro di Gipi, sicuramente uno dei migliori narratori del momento e nuova incuriosne nella sua sfera più prettamente privata, dopo la splendida dedica al padre che è "S", LMVDM è invece pura autobiografia, a partire dall'acuto titolo che nasconde un finto doppio senso, visto che di sicuro il volume non è disegnato male... un raccontare piacevole che scorre via sotto le abili mani di gipi da momenti pacchianmente divertenti ad altri più riflessivi e drammatici... ma tante parole sono di troppo, e tutto più chiaro con un semplice: SFRUSH (coconino press, 12,00 €)
BLATTA la paura delle proprie emozioni e di scoprirne di nuove, il restare ancorato a solite e monotone certezze... tutto questo e altro ancora ricopre la poetica di Alberto Ponticelli nel suo nuovo lavoro solitario. tematiche cupe ingigantite da una resa grafica spettacolare in un bianco e nero capace di essere cupo ed opprimente come arioso anche allo stesso tempo. (Leopolodo Bloom editore, 15,00€) ma visto che si tratta del Grezzo per eccellenza queste impressioni sono troppe serie, in sostanza blatta è una gran figata.
PLAYLOVE e se anche Miguel Angel Martin fosse diventato ottimista? una provocazione, un'esagerazione forse. L'autore spagnolo lascia gli amati territori di una fantascienza fin troppo prossima per calare la vicenda nel più ordinario del quotidiano moderno: le relazioni interpersonali dall'amicizia all'amore. Una visione della società cinica cono solo martin sa essere, il segno sempre minimalista ma ancor più graffiante per la realtà in cui è calato. Ua storia forse prevedibile ma un analisi fredda sulle nostre vite. (http://www.purplepress.it/, 16,00 €)
Non è facile parlare di “Rughe” di Paco Roca (Tunuè, 12,50 € ). Difficile parlarne senza pensare alla propria famiglia, vedere lo stesso morbo che ha colpito mia nonna. “Rughe” affronta il delicato problema della vecchiaia, nello specifico la dura realtà del morbo di Alzheimer. Paco Roca riesce nel raccontare ad evitare l’urgenza della vicenda personale tenendo uno sguardo distaccato ma per questo non freddo e lontano, un tocco delicato e pesante. la lettura inizia, presto accompagnata da un amaro sorriso, un sorriso rimarrà fino alla chiusura dell'albo, per venire poi sommersi dai tristi pensieri e sentirsi gli occhi pieni di lacrime. La casa di riposo è il mondo degli anziani, un mondo chiuso con piccole aperture verso l'esterno, come la visita dei parenti, un mondo con le sue piccole routine e il tempo che passa o che non passa nella sua regolarità, una lunga sala d'attesa, con l'incubo del piano superiore, quello degli assistiti e i ricordi che mi mischiano al presente per le menti degli ospiti. Tra amicizie che si formano e amori più forti di tutte le difficoltà. E in questo mondo viene mandato Emilio, anziano ex direttore di banca e qui assistere al suo costante degrado mentale causato dal morbo di Alzheimer, accompagnato da Michele, uno dei pochi anziani veramente autosufficienti, che diventa per lui molto più che un amico, quasi uno della famiglia. Vincitore del premio come miglior fumetto al festival di Barcellona e Lucca, Rughe è un opera delicata e toccante consigliata veramente a tutti, capace di affronta un tema difficile con leggerezza ma impegnando il lettore.
lo ammetto, non ero mai stato convinto al cento per cento dai “Wachowski brothers” sia con il primo “matrix”, che volenti o nolenti ha riconfigurato un certo immaginario fantascientifico, ma ho sempre mal sopportato il suo approccio filosofico (tanto che ancora oggi preferisco il più oscuro “Dark City” uscito quasi in contemporanea), dei due seguiti di matrix meglio dimenticarli. L'adattamente di “V for vendetta” non era poi così male, ma solo con il loro ultimo Film “Speed racer” sono finalmente riusciti a fare centro.
Speed racer è Cinema con la C maiuscola. Sperimentano nuove tecniche, tutto il mondo è a fuoco, linee cinetiche, colori saturi, ma senza far mai perdere lo spettatore nell'orgia di colori e immagini che gli riempiono lo schermo. (certe scene di Transformer erano molto più confuse) Ma “Speed racer” non è solo sfoggio di tecnologie nuove e pirotecniche, alla sua base c'è una storia, banale e prevedibile quanto si vuole, ma capace di emozionare e di far sognare. Impossibile non commuoversi davanti ad alcune sequenze o esaltarsi davanti ad altre. potrei azzardarmi a dire uno dei migliori film visti di recente.
e visto che sono stato nominato per una blog-catena dal griffo, ne approfitto e me la sbrigo qua: le regole sono
1 - Indicare il Blog che vi ha nominato e linkarlo: Mani di pastafrolla 2 - Inserire le regole di svolgimento 3 - Scrivere sei cose che vi piace fare 4 - Nominare altre sei persone che proseguano la catena 5 - Lasciare un commento sul blog dei sei bloggers prescelti
e lo svolgimento del tema, ops della catena è 1- fatto 2 fatto 3 le cose che mi piace fare: I – leggere, guardare, sognare ascoltare, scrivere sempre storie nuove II – andare su due ruote III – ballare quando è la musica che ti guida e ti spinge IV – assaporare sapori nuovi, bere, mangiare cibo etnico e tradizionale V- viaggiare VI – finire ste catene e non pensarci più
4&5 ormai è già passata da tutti, quindi la fermo qua
Piano piano il comodino si svuota, e quindi parliamo un pò di fumetti letti, così con due titoli un pò particolari:
Un viaggio iniziatico, un esperienza mistica. Scritta per sé senza sapere chi la avrebbe disegnata, al contrario di altre sue opere nelle quali adattava il suo stile al disegnatore, “La Pazza del Sacro Cuore” (Jodorowky - Moebius, edizioni BD, 192 pagine b/n 16 euro), risulta essere l' opera più personale e intimista di Jodorowsky. Alain Mengel, il protagonista, alter ego dello scrittore, illustre professore di filosofia razionalista alla Sorbona, impassibile davanti alle vicende della vita, viene coinvolto da una studentessa innamorata di lui in un viaggio mistico-sessuale attraverso fanatismi religiosi ai quali cercherà di opporsi mettendo davanti a sé sempre la sua ragione. vedremo Mengel lottare ma nemmeno troppo contro una lenta discesa verso l'autodistruzione fino ad una rinascita purificatrice. Un allontanarsi dalla fredda istituzione universitaria alla ricerca di una vita più istintiva e naturale. Come detto la storia più personale di Jodorowsky per questo non semplice da leggere tra avvenimenti che passano dallo smaccatamente comico al grottesco più spinto e riflessioni sul mondo e su come porsi davanti a questo, venendo spesso a scrificare la coerenza a la continuità di lettura, ma difetti che non fanno altro che rafforzare la spontaneità e personalità della scrittura. Una storia che Moebius ha voluto disegnare con un semplice biano e nero, un tratto delicato che sembra enfatizzare l'aspetto più comico della storia, come un osservatore esterno e lontano che racconta i più intimi segreti di un amico. Una lettura obbligatoria per comprendere al meglio la personalità di Jodorowsky e la sua teoria della psicomagia, in poche parole una cura appagante a livello psicologico basata su gesti preposti alla rottura della quotidianità.
Agli opposti invece Bitch (Miguel Angel Martin, Purplepress, colori, 16 euro) ultimo lavoro di Miguel Angel Martin. Così distante dall'intima fragilità di Brian the Brain, Bitch è un opera molto politicizzata, Martin descrive con un lucido distacco le vicende della vita quotidiana di Leni, una giovane graffitista che vive in un centro sociale lontana dalla sua famiglia che non capisce, tra amicizie più o meno vere e sincere, lotte politiche anche senza veri ideali, quasi più per posizione e apparire nei confronti degli altri che per vera convinzione. Ambientato in una non meglio specificata città europea, lasciando indizi di in un futuro non lontano ma fin troppo attuale, Martin rimane un autore difficile, soprattutto per la pesante leggerezza e lucidità con quale affronta e racconta la società attuale, senza dare vere e proprie opinioni, ma lasciando quest'incombenza al lettore dopo averlo riempito di informazioni spesso sgradevoli, per rendersi conto vignetta dopo vignetta di quanto le vicende che si stanno leggendo possano succedere veramente. Per Bitch, Martin aggiunge ai suoi disegni dei delicati colori ad acquerello, ma senza tradire il suo segno minimale e a prima vista semplice. Un disegno che non permette al lettore di allontanarsi troppo dal personaggio ed entrarne ancora più in empatia. E come sempre appena chiuso un volume di Martin non resta altro da fare che guardarsi attorno in silenzio, quai senza speranze davanti al mondo che ci circonda
Nuovo anno, ormai da un pò, e quindi tardi per fare le classifiche del 2007, ma non per parlare recenti letture:
inziamo con Volto Nascosto (SergioBonelli Editore; 2,70€) giunto al quarto numero si conferma come la più interessante delle uscite bonelliane. Al momento della presentazione e delle varie preview, devo ammetterlo, non mi ispirava ne incuriosiva particolarmente, un po’ per l’ambientazione, l’Italia coloniale nell’ 800 e un po’ l’iconografia del protagonista, ma fortunatamente la lettura ha ribaltato le sensazioni iniziali. Ricostruzioni storiche curate, personaggi non banali e complessi: Manfredi sa scrivere, e lo sa fare bene, supportato da un ottimo staff di disegnatori. Ma il vero punto di forza, e a mio avviso anche rivoluzionario, della miniserie è che il nome della testata non corrisponde al protagonista, Volto nascosto si rivela essere sì un personaggio importante della miniserie ma più che sulle sue avventure dirette la narrazione si concentra più su altri personaggi, che vengono in diversi modi a contatto con Volto Nascosto stesso. I vari volumi sono in realtà capitoli di un unico lungo romanzo, ognuno dei quali porta allo sviluppo dell’unica trama, che per quanto ogni singolo volume sia una lettura più che piacevole a sé stante, è solo leggendoli nella totalità dell’opera che assumono, in una sorta di continuity all’italiana, il loro pieno valore
Cambiando completamente genere e ambientazione ho letteralmente bruciato nella lettura "Guy Ritchie GAME KEEPER: Zanne e artigli" (virgin Comics / Panini comics; 13,00€)prima incursione nel mondo dei fumetti per Guy Ritchie, regista cult di "Lock & Stock" e di The Snatch" presenta questa serie sceneggiata da Andy Diggle e disegnata da Mukesh Singh. È la storia parla di Brock, guardiacaccia solitario in una tenuta scozzese di Jonah Morgan. Quando questi viene ucciso Brock è costretto a lasciare il suo bosco per immergersi nella città e nei bassifondi per amicizia e vendetta. Brock un uomo che è sempre vissuto lontano dagli altri, basta vederlo come scappi davanti ad una spoglierellista o all'incapacità di ordinare da mangiare in un mcDonald. Un personaggio del quale veniamo a sapere del suo passato in cecenia, sua terra d'origine, e della nascita dell'amicizia con Morgan. Sceneggiato con un ritmo cinematografico e illustrato in uno stile iperealistico come di moda oggi negli USA ma non così esagerato come altri titoli. Il volume raccoglie i primi e fin'ora usciti 5 episodi, raccontando una storia intrisa di vendetta, amicizia, di interessi politici ed economici e di rapporti tra genitori e figli, guardando il sito e soprattutto ripensando il finale del volume, sembra debba esserci un seguito perché Brock possa chiudere completamente il cerchio con il suo passato.
Ma se c'è un personaggio che ultimamente mi è entrato nel cuore è Porta, la co-protagonista di “Nessun dove” (Vertigo DC Comics /Planeta de Agostini, 14,95€) o come suona meglio in inglese Neverwhere. Si tratta dell'adattamento a fumetti dell'omonimo romanzo e telefilm per la tv inglese scritto da Neil Gaiman, forse il miglior scrittore di mondi fantasy moderni, dove per fantasy non intendo i mondi fatti sugli stilemi dettati da Tolkien. “Nessun dove” racconta le avventure del fin troppo comune Richard Mayhew che salvando una ragazza, porta, viene a contatto con il mondo di Londra Sotto, un mondo fantastico popolato da personaggi bizzarri e incredibili. Suo malgrado si ritrova costretto ad aiutare Porta nel compimento della vendette contro chi gli ha ucciso la famiglia. Sceneggiato da Mike Carey, già abituato a lavorare su personaggi ideati da Gaiman come “Lucyfer” e disegnato da Glenn Fabry. Ed è la perfetta combinazione dei due a rendere Porta così unica: una ragazza ancora giovane che cerca la sua vendetta ma che si lascia andare a sprazzi di gioia per l'incontro con vecchi amici o per la tensione affettiva che viene a crearsi tra Richard e lei. O con il volume a fumetti, o con il romanzo (che devo ancora leggere avendolo in inglese) vi consiglio un viaggio alla scoperta di Londra Sotto e dei suoi stranissimi abitanti, una lettura più che piacevole ma che sono sicuro un profondo conoscitore della capitale inglese e dei suoi posti possa apprezzare meglio
Cosa succede se il proprio corpo inizia a trasformarsi in roccia? La mente corre subito a pensare a Ben Grimm, La Cosa dei Fantastici 4 un corpo di roccia praticamente indistruttibile e una forza sovrumana. Ma in “Rock Bottom” (Double Shot, € 8.00) storia scritta da Joe Casey e illustrata da Charlie Adlard pubblicata dalla Double Shot, siamo lontani dalle ambientazioni supereroistiche, nonostante l’autore abbia raggiunto la notorietà proprio grazie ai supereroi, mutanti nello specifico. Quando Stan Lee racconta di un uomo che si trasforma in pietra, è un fumetto di super-eroi. Quando lo fa Joe Casey, è una storia tragica. Tommy Dare, un pianista, viene colpito da una rara malattia che inizia a trasformarlo in roccia. per provare ad aiutarlo o almeno fare qualcosa per lui, gli si avvicinano ancor di più il suo avvocato, nonchè migliore amico e il medico curante. All’inizio diffidenti l’uno dell’altro i due si uniscono per dare all’ultimo regalo, mettendo a rischio le loro stesse carriere.
Illustrato con un tratto a prima vista scarno, in realtà essenziale adatto alle atmosfere, la trama passa in secondo piano in questa commovente storia nella quale non sono tanto i personaggi quanto l’amicizia e i sentimenti i veri protagonisti. Casey racconta con naturalezza e un tocco lieve la pesante situazione nella quale si vengono a trovare gli amici nella storia, dall’iniziale indifferenza al fenomeno passando per la rassegnazione e la frustrazione, la distruzione di un piano per non aver più la possibilità di suonare, anche se la musica è dentro se stessi, fino alla lotta che conduce al delicato e poetico epilogo.
Una tragica storia quotidiana che tocca i tasti dell'amicizia sfiorando le intime corde dell’animo.
Verso le 8 di mattina su Italia1 da qualche tempo mi diletto nel periodo di dormiveglia con questa serie animata in 3d con protagonista il maialino Piggly Winks e i suoi amici. Una realizzazione tecnica lontana dai capolavori cinematografici ma che si lascia ampiamente guardare, ma non è tanto di questo che voglio parlare. L’atmosfera è quella classica degli animali antropomorfizzati che si comportano e vivono come esseri umani, nelle case e vestendosi, e come sempre ci sono animali che mantengono il loro ruolo di animali come le pecore. La struttura degli episodi è molto semplice e ripetitiva, ogni episodio inizia nei nostri giorni con nonno Piggly Winks che con una scusa sempre diversa racconta ai nipoti una delle sue avventure del passato, quando era un bambino come loro con i suoi amici: un vitellino e un anatra. Tra l’altro Piggly winks sia bimbo che nonno indossa sempre lo stesso maglione marroncino, sicuramente per essere reso subito riconoscibile dai bambini. Mentre imbattibile è il look del vitellino, una splendida giacchetta blu
Ma il vero fascino di questa serie non è tanto nelle storie in sé, ma nel come vengono raccontate, facendo leva sulla nostalgia dei più adulti, ricordando i giochi liberi di una volta, quando la padrona di tutti i giochi dei bambini era la fantasia. Oggi vanno di moda le mail con cosa si faceva un tempo da bambini e su come sembri incredibile al giorno d’oggi, basti solo pensare al cellulare, una volta non si capisce come si era sempre organizzati e ci si riusciva a trovarsi senza dover fare una chiamata. Come una volta bastava avere un cucchiaio di legno che questo si trasformava nella spada di un cavaliere e si era liberi di correre e immaginare che un semplice muro fosse di volta in volta un ostacolo diverso, come si sente raccontare nei ricordi dei genitori quando parlavano dei giochi della loro infanzia. Bastava uno spazio aperto per vivere per quel giorno la più grande delle avventure. E sicuramente sarà questo il messaggio che gli autori vogliono dare ai bambini di oggi, raffigurati dai due giovani nipoti del protagonista, attraverso i racconti di Piggly Wings, che basta la fantasia per creare le più incredibili avventure, non servono i giochi prefabbricati chissà che tecnologie.
Un tema che tra l’altro è alla base dell’ultimo Dylan Dog “la stanza 63” (Dylan Dog 255, Sergio Bonelli Editore, € 2,50 sceneggiatura di Di Gregorio, disegni di Ugolino Cossu. Una storia di Dylan che per atmosfera e struttura ricorda i lavori di Scalvi più surreali, un filone raramente sfruttato spesso lasciato in secondo piano per un più semplice horror. La vicenda si svolge in un capannone sede di set cinematografici, formato dalle più diverse stanze comunicanti nelle quali però si può solo avanzare. Una storia in cui Dylan è un co-protagonista assieme a Bloch Groucho, la bella di turno, il serial killer di turno e la Morte. I sei personaggi si aggirano tra queste stanze apparendo, incontrandosi e perdendosi, vedendosi e non vedendosi senza un motivo apparente. Motivo che viene spiegato nelle ultime pagine, e questa spiegazione è la nota dolente dell’albo, una spiegazione fin troppo dettagliata, che nella sua precisione togli il pathos che si era venuto a creare: i protagonisti in realtà sono dei ragazzi che giocano al gioco dell’oca di Dylan e ogni vicenda è prodotta dalla loro fantasia, i personaggi sono solo pedine sulla scacchiera. Nuovamente la fantasia capace di trasforma un semplice gioco dell’oca in una atmosfera da incubo contro la semplicità della pratica ludica donata da un più moderno videogioco. Piccola nota a margine: col senno di poi sarebbe stato carino che ogni stanza ricordasse in maniera precisa le ambientazioni una vecchia storia di Dylan, quasi a renderlo un antologico.
Di Gregorio è autore anche della quarta storia del Dylan Dog Color horror Fest, la storia che a mio parere ha voluto sfruttare meglio le proprietà a colori dell’albo, anche in quel caso però una spiegazione ad appesantire una vicenda forse troppo complessa per la quantità di pagine a disposizione. Ma sono sicuro che smussando gli angoli sugli spiegoni porterà nuova verve all’Indagatore dell’incubo, regalandoci future belle storie. e parlando di Di gregorio non si può non accennare al suo "Brancaccio - Storie di mafia quotidiana" (Beccogiallo,€ 13.00) vincitore di svariati premi fumettistici. uno spaccato di vita nel quartiere Brancaccio tanto drammatico quanto purtroppo reale.
a mente fredda: ppena saputo dell'uscita del film sui trasformers non ne ero così entusiasta, per fortuna mi sono ricreduto. Un michael bay in grandissima forma, prendete"bad Boys" e metteteci i robottoni al posto di will smith e Martin Lawrence, un regista che si cita ed autocita, basato sulla serie animata anni 80 con richiami fin dalla frase ripetuta varie volte nel film ( sei più di quello che si vede.... ricordate la sgla? Transformers, more than meets the eye). Il regista a suo agio in quelo che fa meglio, esplosioni inseguimenti e combattimenti, a mio avviso forse giustamente un pò confusi. i combattimenti dei robot inquadrati a livello occhio umano dal basso. Inutila girarci intorno, chi è andato a vedere i transformers è andato per vedere le trasformazioni e i robottoni della sua infanzia e tornare a sognare con i giochi e gli occhi del fanciullo. ci sono anche gli attori, personaggi quasi tagliati con l'accetta: dal giovane protagonista geniale e impacciato il giusto per essere simpatico a tutti, alla bella e che bella esperta di motori e la bella esperta di computer,al ministro della difesa eroico fino al marine con moglie e figlio capace di tenere testa anche ai robot, mnzione speciale per Tutrturro che fa il Turturro. Forse il grosso difetto del film è spingere un pò roppo su certe scene comiche (quella degli ochiali è veramente l'unico momento di stanca del film).
ma questo il bello di questo film: l'essere esagerato e fracassone, svilupprsi lungo una trama semplice, contenere continue citazioni più o meno velate ed esaltare sfruttando quel senso di nostalgia per i vecchi giocattoli degli anni 80. non è certamente uno di quei film che segneranno la storia del cinema ( se non per i mirabolanti effetti specali delle trasformazioni e dei robot, si ambientavano così bene con l'ambiente da sembrarne parte integrante) ma raramente sono iuscto dal cinema così soddisfatto ed esaltato cme questa volta.
Sicuramente il mio serial televisivo preferito del momento, con buona pace di Lost (che a dire il vero non è che mi abbia mai fatto impazzire più di tanto), Dr House, CSI: Scena del crimine e altri dicendo. Piccola sinapsi: Dean e Sam sono due fratelli cresciuti dal padre dopo l'incendio e la misteriosa morte della madre per cause sovrannaturali, inchiodata al soffitto in fiamme. Il padre è esperto nel combattere minacce sovrannaturali e istruisce i figli come suoi aiutanti, soprattutto Dean, il maggiore mentre Sam si trasferisce all'università. Un giorno il padre scompare nel nulla e Dean, convinto Sam, si mette insieme al fratello alla ricerca del padre riuscendo a trovare solo il suo diario con note su come combattere i vari pericoli. Tornato a casa Sam trova la sua fidanzata Jessica, uccisa inchiodata al soffitto come la madre, decidendo così di unirsi a Sam nella ricerca del padre e degli assassini della ragazza per vendicarsi. Inizia da qui la serie vera e propria di questo road-serial in giro per gli Usa per i due fratelli a combattere le più diverse minacce sovrannaturali, ma sempre alla ricerca del padre. Le puntate sono tutte collegate da una continuity forte ma non invasiva rendendo in pratica ogni puntata indipendente l'una dall'altra, se non per lo sviluppo dei rapporti tra i due fratelli e i ricordi/ricerca del padre.
Come è facile da intuire leggendone la trama, il serial si può catalogare nel genere horror. Le storie si sviluppano in modo lineare, da una intro nella quale viene presentato il pericolo, all'ingresso in scena dei fratelli e le loro indagini fino a trovare il modo con cui combattere o arginare la manifestazione sovrannaturale, senza arrivare ad estremi splatterosi ma più concentrandosi sull'atmosfera e sulla tensione, un po' come il filone horror di matrice nipponica. Non mancano naturalmente nemmeno alcuni momenti di rilassatezza, con siparietti tra i fratelli Interessante l'uso della fotografia, se le parti al buio sono le dominanti come tempo, i momenti luminosi sono altrettanto inquietanti grazie ad un uso del bianco molto carico, quasi abbagliante.
E ultima nota, ma tutt'altro che secondaria: La colonna sonora. A mio avviso semplicemente fantastica, basata su classici rock e metal, sia diagetica che extradiagetica( mii che paroloni). Dean per rilassarsi ascolta e canticchia i Metallica e trovatemi un'altra serie nella quale la scena introduttiva di una puntata è scandita dalle note di sottofondo di "In a gadda da vida" degli Iron Butterfly.
Tempo di classifiche ed ecco la mia. Siccome non ho voglia di andare a cercare la data esatta di pubblicazione posto alcune delle letture che più mi hanno affascinato, commosso, divertito in quest'anno senza fare distinzioni di genere, autococlusiva o seriale o quant'altro possa venirvi in mente...
S. di Gipi Il racconto che ognuno vorrebbe scrivere per il proprio padre scomparso. I racconti del padre filtrati attraverso i delicati pennelli e la poesia di Gipi.
Il Commissario Spada di Gonano/DeLuca Una delle storiche serie del fumetto Italiano raccolte in 4 volumi. Tesoro inestimabile per lo studiosullo svilupparsi delle ricerca stilistica e delle innovazioni grafiche portate da DeLuca, uno dei più grandi disegnatori italiani di sempre.
Davide Golia di Maurizio Rosenzweig La genialità e la follia di Maurizio Rosenzweig nei suoi tre volumi "autobiografici" attraverso avventure di ogni generi nel suo disegno eagerato e dirompente proprio come lui.
Ultimates di Millar/Hitch La serie supereroistica più satirica, divertente, esplosiva e soprattutto figa che ci sia
Lanterna Verde: Rinascita di Johns/Van Sciver Come conoscere e innamorarsi di supereroe con anni e anni di continuity, lggendo un solo volume che riesce a spiegarti tutto quello che devi sapere in maniera non noiosa e appassionarti alle vicende narrate.
Blankets di Thompson Una toccante e malinconica storia d'amore tra due giovani lontani nella puritana provincia americana
Città di vetro di Auster/Mazzucchelli/Karasik Un viaggio mentale nella new york immaginata nel romanzo di Auster e meravigliosamente riportata come fumetto da Mazzucchelli e Karasik
John Doe di Bartoli Recchioni e vari La novità (da quattro anni) nel fumetto popolare italiano. Una continuty serrata, una divisione a mo di stagioni televisive (24 episodi a stagione) e un protagonista che non è nemmeno lontanamente peragaonabile ad un eroe (o antieroe).
Monsieur Jean di Dupuy/Berberian una delicata e ironica panoramica nella vita di comuni 30enni tra sogni e realtà, amori e amicizie obblighi e piaceri.
Va bene, lo ammetto. Per un motivo o l'altro io e il pantheon dei supereroi DC ci siamo a lungo evitati a vicenda. Forse spaventato dalla quantità oppure dalla presenza di città misteriose come Metropolis o Gotham City al contrario della New York City della Marvel. Certo molti volumi Vertigo sono tra le mie letture preferita in assoluto, considero tutt'ora Dark Knight Returns uno dei fumetti da portare su un isola deserta, e conoscevo, e ci mancherebbe altro, ho letto anche svariati volumi di Batman e Superman, ma per gli altri, esclusi pochi elementi (Wonder Woman, Flash), difficilmente associavo il nome al costume.
E Lanterna Verde era tra questi! Mi chiedevo chi fosse quello vestito di verde che sembrava poter essere potente quasi quanto Superman in “Kingdom Come”, oppure nei cartoni animati della Justice League chi fosse il personaggio di colore vestito di verde e nero che grazie ai raggi verdi di un anello faceva ciò che voleva.... ma nonostante questo non mi è mai passata l’idea di unire a quei costumi il nome di Lanterna Verde, che era confinato in qualche cassetto della mia mente, finché qualcuno non me lo ha spiegato.
Così, attratto dalla curiosità e da buone recension lette sui forum ho preso il volume in questione: Lanterna Verde Rinascita. e che dire ottimo acquisto, uno degli acquisti migliori dell'ultmo periodo. Lanterna Verde rinascita riesce a narrare una bella ed avvicente storia, il ritorno di Hal Jordan nel suo ruolo di Lanterna Verde. Tornando alla storia è scritta molto bene da Geoff Johns, tempi di lettura giusti, avvincente e senza veri momenti di calo di tensione, e soprattutto è comprensibile a tutti, anche a chi è a digiuno degli avvenimenti che hanno portato Hal Jordan ad abbandonare le lanterne Verdi, anche senza leggere i ricchi editoriali. Johns lascia indizi sul passato dei personaggi quando servono, lascindo intuire ciò che poi verrà veramente spiegato senza appesantirne la lettura, supportata dai spettacolari disegni di Ethan Van Sciver, supportati da una colorazione viva e ricca di "effetti speciali" quasi a riassumere il verde potere dell'anello.
E dopo la lettura di questo volume come non lanciarsi nella lettura della miniserie di 5 numeri sempre di Lanterna Verde che continua la storia narrata in Rinascita.