martedì, dicembre 11, 2007

Wasted years??? the Metal Age pt1



Chi segue questo blog si sarà accorto dell’importanza della musica nella mia vita.
Sicuramente gli interventi a sfondo musicale sono la stragrande maggioranza, nettamente superiori anche a quelli sul fumetto, inoltre se sui fumetti è presente un minimo spirito critico quando è musica è solo emozione che porta quella canzone. E fortunatamente riesco ad apprezzare una vasta quantità di musica diversa, passare come niente fosse ad ascoltare generi diversissimi fa loro.
E naturalmente ho anche provato a suonare, d’altronde chi non ci ha provato da giovane?, diventare un bel bassista rock se non metal, ma col tempo ho anche capito che il mio talento musicale era inversamente proporzionale alla mia passione. È stata dura ammetterlo, ma mentre i miei amici miglioravano, io rimanevo sempre lì. Ed è bello andare ai loro concerti pensando, “Io sono stato il suo primo bassista” nel caso di Marco e della sua rock band anni 70, oppure nel caso del Dave e agli Aleph, forse una dei miglior giovani gruppi metal italiani, pensare che sono causa di buona parte delle sue conoscenze e influenze musicali a forza di cd prestati.

Al tempo ero un bel metallaro ignorante, ignorante nel senso che volevo ignorare qualunque cosa non fosse minimamente metal, ascoltavo tutto all’interno del metal, ma sempre metal doveva essere. Forse meglio specificare che sto parlando dei primi anni 90, avevo 15/16 anni, gli Iron Maiden erano la sacra voce (anche se era appena uscito quella schifezza no “No prayer for the dying”), “Nevermind” dei Nirvana era appena uscito e l’invasione “grunge” che avrebbe cambiato la musica rock/metal di lì a poco non era immaginabile.

Le amicizie avevano naturalmente influito negli ascolti del periodo, ma ero ben predisposto visto che ricordo ancora le prime due mitiche audio-cassette comprate di mia scelta e consenziente: “Trash” di Alice Cooper e naturalmente, come tutti i rockettari oggi sulla trentina “The final Countdown” degli Europe.
E a quell’età dal parlare di musica al suonarla, il passo è breve. Il chitarrista già c’era, quindi optai per il basso, corsi e prove con amici, le prime canzoni che si riusciva a suonare, sempre rigorosamente hard rock.
“Nevermind” era ormai entrato nell’olimpo degli album rock e nel pieno dell’esplosione grunge e mi trasferii da Bolzano a Bergamo. Con alcuni compagni di scuola si rifece il cammino dal parlare al suonare, si iniziò a provare nella mia cantina che per un estate diventò il centro del nostro mondo.

Fu un estate da libro, noi a suonare, o almeno a provarci, amici e amiche che passavano, chi si fermava, chi andava, poi lentamente la differenza di ascolti e soprattutto il differente talento e impegno ci fecero prendere strade separate.
Intanto da metallaro ignorante stavo diventando sempre meno metallaro e decisamente meno ignorante: la ricerca di musica sempre più originale continuò, recuperando le radici dei miei idoli e cercando gruppi e soprattutto sonorità sconosciute ai più. Le varie conoscenze mi portarono in contatto col Dave, poi cantante chitarrista degli Aleph, e ad un fisso scambio di CD sempre di genere metal, se lui più portato verso un metal classico ero più sperimentatore aprendomi alle sonorità anche elettroniche e quasi dance ma soprattutto comprando un cd che ha definitivamente alterato i miei gusti musicali: “The downward spiral” dei Nine Inch Nails.

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