domenica, aprile 06, 2008

tra sacro e profano con un pizzico di politico

Piano piano il comodino si svuota, e quindi parliamo un pò di fumetti letti, così con due titoli un pò particolari:

Un viaggio iniziatico, un esperienza mistica.
Scritta per sé senza sapere chi la avrebbe disegnata, al contrario di altre sue opere nelle quali adattava il suo stile al disegnatore, “La Pazza del Sacro Cuore” (Jodorowky - Moebius, edizioni BD, 192 pagine b/n 16 euro), risulta essere l' opera più personale e intimista di Jodorowsky. Alain Mengel, il protagonista, alter ego dello scrittore, illustre professore di filosofia razionalista alla Sorbona, impassibile davanti alle vicende della vita, viene coinvolto da una studentessa innamorata di lui in un viaggio mistico-sessuale attraverso fanatismi religiosi ai quali cercherà di opporsi mettendo davanti a sé sempre la sua ragione. vedremo Mengel lottare ma nemmeno troppo contro una lenta discesa verso l'autodistruzione fino ad una rinascita purificatrice. Un allontanarsi dalla fredda istituzione universitaria alla ricerca di una vita più istintiva e naturale.
Come detto la storia più personale di Jodorowsky per questo non semplice da leggere tra avvenimenti che passano dallo smaccatamente comico al grottesco più spinto e riflessioni sul mondo e su come porsi davanti a questo, venendo spesso a scrificare la coerenza a la continuità di lettura, ma difetti che non fanno altro che rafforzare la spontaneità e personalità della scrittura.
Una storia che Moebius ha voluto disegnare con un semplice biano e nero, un tratto delicato che sembra enfatizzare l'aspetto più comico della storia, come un osservatore esterno e lontano che racconta i più intimi segreti di un amico.
Una lettura obbligatoria per comprendere al meglio la personalità di Jodorowsky e la sua teoria della psicomagia, in poche parole una cura appagante a livello psicologico basata su gesti preposti alla rottura della quotidianità.

Agli opposti invece Bitch (Miguel Angel Martin, Purplepress, colori, 16 euro) ultimo lavoro di Miguel Angel Martin.
Così distante dall'intima fragilità di Brian the Brain, Bitch è un opera molto politicizzata, Martin descrive con un lucido distacco le vicende della vita quotidiana di Leni, una giovane graffitista che vive in un centro sociale lontana dalla sua famiglia che non capisce, tra amicizie più o meno vere e sincere, lotte politiche anche senza veri ideali, quasi più per posizione e apparire nei confronti degli altri che per vera convinzione. Ambientato in una non meglio specificata città europea, lasciando indizi di in un futuro non lontano ma fin troppo attuale, Martin rimane un autore difficile, soprattutto per la pesante leggerezza e lucidità con quale affronta e racconta la società attuale, senza dare vere e proprie opinioni, ma lasciando quest'incombenza al lettore dopo averlo riempito di informazioni spesso sgradevoli, per rendersi conto vignetta dopo vignetta di quanto le vicende che si stanno leggendo possano succedere veramente.
Per Bitch, Martin aggiunge ai suoi disegni dei delicati colori ad acquerello, ma senza tradire il suo segno minimale e a prima vista semplice. Un disegno che non permette al lettore di allontanarsi troppo dal personaggio ed entrarne ancora più in empatia.
E come sempre appena chiuso un volume di Martin non resta altro da fare che guardarsi attorno in silenzio, quai senza speranze davanti al mondo che ci circonda

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