lunedì, novembre 17, 2008

film che non ho visto

Nelle ultime settimane, e sembra che per ora abbia finito, in ufficio dovevo anche scrivere articoli promozionali su film che non ho visto, più facila a dirsi che a farsi, ma alla fine il lavoro non è altro che leggere articoli vari e fare un copia e incolla cercando di mantenere un minimo di senso, i miei siti di riferimento erano filmup leonardo, movie player e mymovies. Di questi siti cercavo recensioni, trame dei film e quant'altro di utile ne facevo un bel minestrone per la pagina pubblicitaria del cinema Ariston su un giornale dal nome eloquente "Popolo Cattolico", la cosa negativa era il dover parlare bene di ogni film...
Curioso che a volte le trame degli stessi film risulatessero nei vari così diverse da non sembrare nemmeno lo stesso film...
ma per farla breve ecco gli articoli in questione...

ALBAKIARA
Il regista Stefano Salvati, apprezzato regista dei videoclip di Vasco Rossi, torna dopo Jolly-Blue ed il documentario È solo rock n roll a cimentarsi nella regia
di un lungometraggio, una rivisitazione personale di Albachiara, la canzone di Vasco Rossi che nel ‘79 divenne un inno generazionale.
30 anni dopo, AlbaKiara, ora con la k, vuole rappresentare uno spaccato sul mondo dei teenager, ma al contrario dell’edulcorata e buonista visione di Moccia e Muccino, Salvati cerca un approccio più crudo, indagando sullo squallore di una generazione che non va oltre all’apparire e al sopravvivere, a scuola come nella vita, attraverso
mezzucci e imbrogli.
Il film, così come la vita, è un miscuglio di generi, si passa dalla commedia adolescenziale ai drammi giovanili al thriller, in un incrociarsi di trame, narrato visivamente tra effetti disegnati e inserti onirici patinati.
Chiara, o come si fa chiamare Albakiara, sembra essere l’opposto della protagonista della storica canzone di Vasco Rossi, quasi come ad evidenziare le differenze tra i teenager di ieri e di oggi. Vuole essere sempre al centro dell’attenzione e alla moda trascorrendo con le amiche serate trasgressive, però è innamorata di Nico, giovane DJ che, all’oscuro della ragazza, per guadagnare rivende suoi filmati on-line. A far precipitare la situazione è la comparsa di 200 Kg di coca, che la ragazza inizia a spacciare, attirando su di sé le mire di un poliziotto corrotto e violento che farà di tutto per tornare in possesso del carico di droga.


HIGH SCHOOL MUSICAL 3
High School Musical, il grande successo televisivo e teatrale a livello mondiale della Disney, sbarca al cinema per l’ultimo episodio della serie. Un successo atteso ad annunciato, tanto da aver battuto i record di prevendite per un film in Gran Bretagna, mentre in Italia, nei giorni scorsi, l’anteprima di High School Musical 3 si è rivelata essere il vero evento al recente Festival del Cinema di Roma.
Diretto come i precedenti da Kenny Ortega, regista e coreografo, il terzo episodio mantiene la consolidata struttura di numeri musicali e parentesi di vita quotidiana destinata ad emozionare e divertire il pubblico di giovanissimi al quale è rivolto. è il primo episodio della serie pensato appositamente per il grande schermo e si arricchisce così di nuovi dettagli, di una fotografia più curata, di nuovi colori, di nuovi balletti e coreografie libere di abbracciare l’intero schermo e nuove musiche, attraversando i più diversi generi musicali, strizzando sempre un occhio ai gusti dei giovanissimi.
Il mondo di High School Musical è un mondo rassicurante fatto di colori e buoni sentimenti, forse lontano dalla realtà, ma per questo, capace di appassionare e di calamitare l’affetto di milioni di fans sparsi in tutto il mondo. Ma anche in una realtà fatta di gioia e amicizia, la spensieratezza della gioventù non può durare per sempre, e così i ragazzi si trovano a maturare condividendo una comune ansia per il futuro e la speranza e voglia di viverlo ancora insieme: il tema portante di High School Musical 3 è quello della separazione.
Per Troy (Zac Efron , nuovo idolo delle teen-ager) e Gabriella (Vanessa Anne Hudgens) l’ultimo anno scolastico sta per finire e il giorno del diploma si avvicina. La coppia protagonista del grande successo sembra destinata a dividersi, visto che i due proseguiranno i loro studi in college diversi, ma gli ultimi mesi di scuola sono l’occasione per sognare sul palco ancora una volta insieme, riflettendo e raccontando le loro esperienze, le aspettative e le paure per il futuro.


GIÙ AL NORD
Arriva finalmente in Italia il film che ha battuto i record di incassi di tutti i tempi in Francia: Giù al nord. Scritta ed interpretata dal comico francese Dany Boon, questa delicata, ironica e acuta commedia a tinte sociologiche, giocando con i moderni pregiudizi culturali, arriva a sfatare i luoghi comuni che vedono il nord della Francia come una regione povera ed inospitale.
Philippe Abrams impiegato postale nell’entroterra della Provenza, sogna un trasferimento in una località costiera della vicina costa azzurra, per poter curare la depressione della moglie. Il trasferimento arriva, ma in una città sulla costa del nord della Francia, dove gli abitanti, per la maggior parte rozzi agricoltori, parlano un dialetto incomprensibile. La coppia immagina la regione del nord come un inferno, tanto che la moglie si rifiuterà di seguire il marito, il quale si ricrederà, colpito dall’accoglienza del posto e dalla disponibilità e simpatia della gente del luogo, insistendo affinché la moglie lo raggiunga alla ricerca della sospirata serenità che non trova al sud.
Nonostante il tema e soprattutto le battute, giocate spesso sulle incomprensioni tra lingua nazionale e stretto dialetto locale, siano giocoforza rivolte al pubblico francese, la commedia di Dany Boon, originario proprio delle zone nel nord, risulta essere un film gradevole e divertente anche fuori dai confini francesi, con gag e situazioni divertenti facilmente riconducibili a pregiudizi da sfatare non solo oltralpe.


IL MATRIMONIO DI LORNA
Lorna, una giovane albanese che per ottenere cittadinanza belga e poter aprire un bar con il suo fidanzato accetta di entrare in un gioco malavitoso più grande di lei, deve sposare Claudy, un tossico, per poi divorziare e risposarsi con un ricco mafioso russo permettendogli così di ottenere la cittadinanza belga in cambio di una grande quantità di denaro. Ma la cose non vanno come previsto e l’affare si rallenta, costringendo Lorna ad una prolungata convivenza con Claudy. Una convivenza forzata che costringe la ragazza ad un profondo cambiamento, arrivando quasi a provare amore e pietà per il giovane tossico, portandola alla soglia della follia
Il matrimonio di Lorna (miglior sceneggiatura a Cannes nel 2008) segna una svolta nel cinema dei fratelli Dardenne, già vincitori di due palme d’oro a Cannes con Rosetta (1999) e L’Enfant (2005), non solo lo spostamento della location dal paese di Seraing all’ambiente metropolitano di Liegi, ma anche un utilizzo di inquadrature e mezzi diversi, segna un allontanamento dall’esasperato ed oggettivo realismo dei loro film verso un viaggio nei contrastanti sentimenti della giovane protagonista.


AS YOU LIKE IT
Riprende da questo giovedì la rassegna “Original Movie Passion”, l’occasione per vedere film esattamente così come realizzati dagli autori in collaborazione con il Laboratorio Lingue Estere della CFL di Treviglio.
E quale modo migliore per inaugurare questa nuova rassegna con una serata speciale ad ingresso gratuito dedicata al sommo Bardo inglese, William Shakespeare, e alle sue opere. Prima del film si potranno ascoltare infatti sonetti shakespeariani letti e interpretati dai ragazzi del Liceo Simon Weil di Treviglio.
Il film scelto per la serata è As you like it (Come vi piace) di Kenneth Branagh al suo quinto adattamento di un’opera di Shakespeare, dopo Enrico V, Molto rumore per nulla, Hamlet e Pene d’amor perdute.
Il regista sposta dalla Francia del XVI secolo al Giappone del 1880 l’ambientazione di questa romantica commedia degli equivoci, che celebra l’irresistibile potere dell’amore in tutte le sue forme, dimostrando che, mantenendo vivo lo spirito, i temi e la struttura del testo originale scritto cinque secoli fa, le opere del Bardo sono superiori a qualunque maltrattamento e rivisitazione.


007 QUANTUM OF SOLACE
Dopo il successo di critica e fan, l’inglese Daniel Craig torna a vestire i
panni dell’agente segreto più famoso del cinema e della letteratura: l’agente
007 James Bond per la 22ma volta su grande schermo.
Quantum of Solace è il sequel del precedente Casino Royale, e segue la tradizione dei film dell’agente segreto tra intrighi, colpi di scena, belle donne il tutto in svariate location sparse per il globo. Tradito da Vesper la donna amata, James Bond si trova a combattere la tentazione di trasformare la sua missione in una vendetta personale. Alla ricerca della verità, scopre che Vesper era ricattata da una grande organizzazione segreta.
Indagando su un conto bancario che collega un agente M16 corrotto ad Haiti, James conosce per uno scambio di persona Camille, donna assetata di vendetta. Insieme i due incontrano Dominic Green, uomo d’affari senza scrupoli., importante membro della misteriosa organizzazione.
Affrontando una missione che lo porterà attraverso Austria Italia e SudAmerica, Bond scopre che Greene sta organizzando un colpo di stato grazie ad un patto con l’esiliato generale Medrano per assumere il pieno controllo di una delle più importanti risorse naturali del pianeta. In uno scenario pieno di inganni, omicidi e raggiri Bond trova l’aiuto di alcuni vecchi amici nella ricerca della verità e dell’uomo responsabile del tradimento di Vesper. Per smascherare il sinistro piano di Greene, 007 deve tenersi sempre davanti alla CIA ed agli stessi servizi segreti britannici, coinvolti anche loro nei piani dell’organizzazione.
Tratto non da un romanzo ma da un breve racconto di Ian Fleming, questo nuovo film dell’agente segreto, che uscito in Inghilterra lo scorso weekend ha battuto tutti i record di incasso, si differenzia dai precedenti per un tentativo di ambientare le vicende in un contesto legato alla complessità del presente tra le grandi speculazioni, gli intrecci perversi tra criminalità, politica e lo sfruttamento delle risorse economiche mondiali, cercando però di mantere una fedeltà stilistica con i primi episodi della serie realizzati negli anni sessanta.


L'UOMO CHE AMA
La seconda opera di Maria Sole Tognazzi, dopo Passato prossimo del 2003, sembra rifarsi più ad un certo cinema francese sui sentimenti che alle commedie drammatiche nostrane.
L’uomo che ama è la storia di Roberto, interpretato da un intenso Pierfrancesco Favino, un uomo che soffre e fa soffrire per amore, una quasi inedita visione dell’amore maschile non più machista e superficiale ma struggente e profonda quanto quella delle controparti femminili.
Roberto viene lasciato da Sara (Kseniya Rappoport) facendogli conoscere l’ossessione e il dolore che porta lo scoprire il tradimento della donna amata, un violento disprezzo che si mescola ad un amore ostinato.
Mesi dopo Roberto è coinvolto in una relazione più matura con Alba (un’affascinante Monica Bellucci), ma confrontandosi con i problemi amorosi del fratello Carlo, Roberto si rende conto di non amare più la sua compagna diventando così, dopo essere stato vittima, carnefice e causa di dolore.
Pierfrancesco Favino ci dona un Roberto ossessionato ed ossessionante, grazie ad un interpretazione votata all’eccesso, nel momento nel quale una passione che finisce brucia il corpo e la mente, sentimenti accentuati anche dalla scelta registica di riprenderlo senza mai perderlo di vista anche e soprattutto durante i momenti insignificanti e vuoti della regolare quotidianità.

PARIGI
Cèdric Klapish rende omaggio alla sua Parigi con un film corale, nel quale i protagonisti, più che la città in se, sono i parigini o meglio gli abitanti di un quartiere della citè. Il quartiere dove vive Pierre, giovane ballerino costretto a casa da una grave malattia cardiaca, per la quale anche un trapianto non potrebbe essere sufficiente. A prendersi cura di lui la sorella assistente sociale trasferitasi dal fratello assieme ai tre figli.
Pierre trascorre le giornate dalla finestra osservando l’incrociarsi delle vite e la varietà dei suoi vicini, dal professore universitario di mezz’età infatuato di una studentessa, alla genuinità dei venditori di quartieri con i quali govani top model flirtano per provare nuove sensazioni passando per la multietnicità della grande città, dalla commessa punzecchiata dalla proprietaria razzista all’ immigrato clandestino ricolmo di speranze per il futuro.
Klapish lascia un dubbio allo spettatore: le diverse storie dei personaggi sono reali o sono solo frutto della fantasia malinconica di Pierre, una domanda alla quale non da risposte, anzi accentua con un finale ambiguo, durante il quale Pierre, accompagnato all’Ospedale, vede sfilare di nuovo tutti i protagonisti del film.


MAMMA MIA!
Secondo appuntamento con la nuova rassegna di film in lingua originale, in collaborazione con la CFL.
Questa settimana è il turno del divertente musical Mamma mia! diretto da Phyllida Christian Lloyd, eccentrica autrice teatrale inglese, regista dell’omonimo musical teatrale ispirato dalla famosa canzone degli Abba.
Mamma Mia! è un film sull’amore libero e semplice, sui sentimenti mai offuscati da freddi egoismi e sempre guidati dalla sola passione. Sophie alle soglie del matrimonio vorrebbe conoscere il padre, figura che le è sempre mancata e che la madre, Donna, le ha sempre nascosto. Spulciando i diari della madre, scopre che i potenziali padri possono essere ben tre, e decide così di invitarli tutti al suo matrimonio, naturalmente senza dire niente alla madre. È chiaro che le sorprese non potranno certo mancare.
Il tutto condito da un cast eccezzionale: Meryl Streep, Colin Firth, Stellan Skarsgård e Pierce Brosnan sono veramente ispirati nell’interpretare i loro personaggi e tutti i loro imbarazzi nel cantare rendono Mamma Mia! ancora più divertente e genuino.


CHANGELING
Dopo la Francesca di Meryl Streep (I Ponti di Madison County) e la Maggie di Hilary Swank (Million Dollar Baby), una donna torna ad essere protagonista del cinema di Clint Eastwood, ormai uno dei migliori registi in circolazione.
Angelina Jolie è Christine, madre nubile alla quale sparisce misteriosamente il figlio, lasciato un sabato mattina in casa da solo.
Dopo 5 mesi la polizia di Los Angeles sembra aver risolto il caso, ma il bambino che viene riportato a Christine non è suo figlio. Le autorità, sostenute dall’opinione pubblica in cerca del rassicurante lieto fine alla vicenda insistono nella loro versione, arrivando ad internare la donna attribuendole disturbi mentali dovuti allo shock della scomparsa. Ma Christine non si arrende e, supportata dal reverendo Gustav Briegleb, continua a lottare alla ricerca della verità e di suo figlio.
Una storia vera, trasformata in una rigida sceneggiatura di J. Michael Straczynski, già autore di numerose serie tv e fumetti di successo, che ha ispirato Clint Eastwood. Un film tanto raffinato esteticamente grazie all’asciutta regia senza manierismi o intellettualismi di sorta, da far quasi passare in secondo piano il dramma della madre e soprattutto le diverse chiavi di lettura che affronta la pellicola. Il film infatti affronta e sviluppa molte delle tematiche etiche care al regista americano: l’individuo solo contro il Potere corrotto, il rapporto tra il sistema sanitario e i pazienti/oggetto, la pena di morte e, come nel pluripremiato e drammatico Mystic River e nel più datato Un mondo perfetto torna prepotente anche il tema dell’infanzia segnata da traumi irreparabili.
Angelina Jolie nel suo ruolo più intenso si dimostra all’altezza e perfettamente nella parte, diventando l’alter ego di Eastwood sulla scena nella sua lotta al potere in cerca di rispetto e giustizia, supportata perfettamente da John Malkovich al quale il regista regala un ruolo straordinario, quello del reverendo attivista, solitario e implacabile, consapevole della perdita dei propri figli e dell’innocenza del proprio paese.
Come ogni film di Eastwood, anche Changeling, sarà un opera destinata a durare e a lasciare un segno nell’animo dello spettatore.


SI PUÒ FARE
Ambientata a Milano nei primi anni
80, Si può fare è una commedia leggera e impegnata che affronta molti temi: dalla legge Basaglia, che nel 78 decretò la chiusura dei manicomi, all’inserimento dei malati mentali nella società fino alle difficolta dei sindacati di affrontare il mutare delle condizioni sociali.
Nello, interpretato da Claudio Bisio, è un sindacalista dalle idee troppo avanzate per quegli anni. Ritenuto scomodo dal sindacato, viene retrocesso a gestire la Cooperativa 180, un’associazione di malati di mente, appena liberati dalla legge Basaglia, impegnati in inutili attività assistenziali. Nello vedendo il potenziale di queste persone, andando contro lo scetticismo anche dei dottori, riesce a integrare nel mercato reale i soci della cooperativa con attività produttiva.
Il regista Giulio Manfredonia concentra l’obiettivo più sul mondo impreparato ad accogliere i malati mentali che su quelli stessi e dirige un cast di attori professionisti impegnandosi con loro a creare un ambiente credibile, evitando qualunque tipo di enfasi, giocando soprattutto con i toni della commedia che fa ridere e riflettere, evitando di virare verso il tragico, se non per una fondamentale deviazione nel finale per chiedere allo spettatore il giusto sacrificio di commozione.


THE ROCKER - IL BATTERISTA NUDO
Ultimo film per il regista di Full Monty, Peter Cattaneo che come nel suo grande successo, racconta la storia di personaggi delusi dalla realtà che riescono con impegno e seguendo i loro sogni a rimettere in carreggiata le proprie vite. The Rocker racconta la vicenda di Robert “Fish” Fishman, batterista rock anni 80 mollato dalla band prima del grande successo. Robert vive ancorato ai ricordi dopo aver appeso le bacchette al chiodo finchè 20 anni dopo non si presenta la grande occasione: tornare a suonare la batteria nella band del nipote adolescente e, complice un bizzarro video messo on-line su Youtube, Fish ritrova la celebrità di un tempo...
Sorprendente la prestazione del comico di Seattle, Rainn Wilson vero mattatore sullo schermo nel ruolo di Robert, capace di alternare battute taglienti a riuscitissime gag di natura più fisica. Ma è l’umanità di fondo del personaggio la vera arma vincente. Umanità che viene tratteggiata in tutti i personaggi del film, da quelli principali a quelli minori quasi sempre ben tratteggiati come “groupies” improvvisate, genitori perplessi, discografici avidi e umanità varia.


JUNO
Continua la rassegna di film in lingua originale del giovedì in collaborazione con la CFL. Questa settimaa è il turno di Juno di Jason Reitman, lo stesso di Thank you for smoking. Il film, vincitore dell’Oscar 2008 per la miglior sceneggiatura originale, affronta con sorprendente leggerezza ma senza mai banalizzare il tema della maternità indesiderata.
La 16enne Juno Macguff vive una normale vita da adolescente, quando scopre di essere rimasta incinta del suo amico e compagno di scuola. L’idea iniziale di abortire viene messa subito da parte, perché la futura mamma trova una coppia disposta a prendersi cura del figlio. Juno è aiutata da genitori molto comprensivi e da una amica che le sta vicina in ogni momento. La coppia scelta, però, si rivela essere molto diversa da quello che tutti si aspettavano.
La gravidanza farà sorprendentemente crescere Juno, che si scoprirà sempre più matura e adulta.
Jason Reitman e la blogger sceneggiatrice, Diablo Cody, hanno messo in scena un film di ottima fattura, che sorprenderà per il linguaggio attuale e quotidiano e per le musiche allegre e intense.

1 commento:

Enzo Furfaro ha detto...

Devi assolutamente vedere Juno!