mercoledì, febbraio 03, 2010

un posto da chiamare casa...

Dopo qualche mese, troppi o pochi, provo a tornare ad aggiornare con regolarità e farvi sapere un pò di fatti miei. Cosa è successo in questi mesi, o meglio cosa mi è successo? Un bel pò di cambiamenti, ma non mi va di parlarne ora, ormai non è più il momento, troppo recente come cosa!
Diciamo che ho conosciuto persone speciali, soprattutto una in particolare, che hanno fatto scattare in me una molla che da troppo aspettava, scardinare la triplice mandata con la quale avevo chiuso il cuore a sentimenti troppo forti e immaginare un futuro diverso.
Ma il futuro è da costruire ora, una vita diversa, ma che non vuole cancellare il passato di quello che sono stato e fatto!
Su una cosa sono certo, finalmente il richiamo delle montagne si è fatto vivo e forte, assopito a lungo, per troppo tempo, si faceva sentire con debolezza all’avvicinarsi dei passi e delle cime!
Visto l’inverno che comunque sciare non mi prende più tanto, per quanto abbia scoperto di saperlo ancora fare dopo una quindicina d’anni che non provavo, mi sono dato con convinzione all’arrampicata sportiva nella palestra del CAI di Ponte San Pietro.
Questo richiamo dei monti mi ha portato anche a scoprire i libri di Mauro Corona, in particolare “I fantasmi di pietra” nel quale racconta il suo paese, Erto, e i suoi ricordi. Un ricordo o un racconto dei più vecchi per ogni singola casa del paese, la maggior parte di quando era ancora dodicenne, prima della notte del vajont.
Leggere quest’autore e quanto sia legato al suo paese mi ha fatto pensare a me, a quanto invece mi manchi un vero e proprio posto da chiamare casa. Vivo a Bergamo ma non sono bergamasco, sono ferrarese ma praticamene niente mi lega a quella città avendola lasciato la pianura quando avevo 6 anni, forse il posto che per i ricordi che mi ha lasciato è quello più dentro di me è Bolzano, ma per quasi 15 anni non ci ho messo piede. Ma i ricordi della crescita sono lì, in quella città divisa ai piedi delle montagne, grazie alle nuove tecnologie ho ritrovato amici che vivono ancora là che solo la stupidità adolescenziale aveva fatto perdere.
E ora sono qua a guardare avanti con la voglia di costruire qualcosa di duraturo dentro di me, rendendomi conto che il fuggire è difficile se non hai una casa, a meno che questa non sia il mondo intero!

1 commento:

Krishel ha detto...

Bentornato. La sensazione che descrivi la conosco perfettamente. Sarà che io mi sono trasferita a Genova dal 1982 e quindi non ho un vero e proprio luogo di origine alla fine. Di solito si dice che la casa è dove abbiamo il cuore. Il tuo cuore dov'è ora? A chi appartiene?
Queste sono cose che ancora io devo scoprire. di nuovo, bentornato alla scrittura.